Movimenti

Non amo molto leggere autori autopubblicati. Non perché io creda che non abbiano talento, sicuramente qualcuno di loro ne ha da vendere, ma perché credo che certe cose non siano un diritto. È un diritto scrivere, ma non è un diritto venire pubblicati.
C’è poi da dire che io in primis, in quanto aspirante autore, non mi sento mai legittimato davvero a ‘vendere’ qualcosa che ho prodotto interamente io, se non c’è qualcuno (teoricamente autorevole) che dica: “sì, ne vale la pena”.
Questo per dire che faccio fatica a scegliere qualcosa in quell’oceano che è l’autopubblicazione, e quindi preferisco non scegliere nulla.

Questo succede pure quando gli autori stessi mi contattano. In genere (e me ne scuso) non rispondo o dico no. Ho sempre meno tempo per la lettura e dover leggere cose che non mi ispirano o che hanno un’alta percentuale di essere ciofeche (non perché tu sia necessariamente incapace, ma perché se tutti pubblicano per forza di cose è difficile trovare qualcosa di buono) non mi alletta.

la_vertigine_del_caso-fronte

Con Vanessa Chizzini però è successa una cosa: si è dimostrata competente. Ha dimostrato di essere una lettrice attenta ai contenuti del mio spazio web, mi ha dato informazioni su di sé e sul testo che mi hanno fatto capire che lei poteva essere una persona capace. E quindi devo ringraziarla, oltre che per avermi fatto scoprire il suo libro, anche per consentirmi di dire che: ragazzi, non sono una onlus per autori esordienti, se volete farvi leggere dimostrate anche a noi blogger che vale la pena dedicarvi del tempo.

Lei l’ha fatto.
E ora che ho completato la lettura (scusa la lungaggine, Vanessa) posso dire che ne è valsa la pena.

La vertigine del caso è in verità la raccolta di due romanzi (L’eleganza matta e Vertigini e stravedimenti) che però hanno gli stessi tre protagonisti: Mic, Sam e le cabine spalmacrema.
Ecco, io direi di partire da queste ultime.

Le cabine spalmacrema sono delle cabine, appunto, che ti spalmano automaticamente la crema solare. (Io le proverei subito perché odio impiastricciarmi le mani!)
Sono un po’ il perno su cui ruotano queste due storie, che potremmo anche definire storia unica perché il viaggio che il lettore affronta, un po’ come il viaggio dei protagonisti, è un percorso sì a tappe, ma continuo. Con al centro appunto questi oggetti futuristici, che non offrono risposte o guizzi particolari alla trama… offrono piuttosto occasioni, punti di osservazione.
E questo percorso che noi compiamo, che i protagonisti compiono, non ha mete vere, se non forse il capire un po’ più se stessi attraverso la conoscenza di molti personaggi.

Sono i personaggi, infatti, il vero tesoro di questo testo.
Personaggi bizzarri, pieni, felici, casinisti, profondi, sensibili…
Nella sinossi si parla del libro come di romanzo che sconfina nei racconti e nella poesia. Ecco, direi che è anche una sorta di catalogo, di raccolta di fotografie che inquadra famiglie, donne, uomini, realtà, città. Magari catturati in momenti peculiari, in situazioni bizzarre e/o assurde, eppure così vivide e cariche da ammaliare, in qualche modo, la protagonista e noi.

Del resto, non è ciò che ci circonda che definisce anche noi?
E noi non riusciamo a definirci meglio osservando quelli che ci circondano?

Con una scrittura davvero ottima, Vanessa Chizzini ci racconta una storia allegra, divertente, capace di donare input al lettore senza che questo se ne accorga.

In somma, oltre ad avermi regalato dei bei momenti di lettura, questo libro mi ha donato pure speranza nell’autopubblicazione.
E ovviamente, insieme agli auguri di Natale, faccio anche molti in bocca al lupo a Vanessa.

p.s. vi lascio pure il link al blog dell’autrice, in modo che possiate raccogliere tutte le info di cui necessitate e che io non ho saputo darvi.

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