Mi chiedo se il problema non stia tutto nel saper (poter?) amare se stessi.
Overlove è l’esordio letterario di Alessandra Minervini, ed è un esordio esplosivo.
La sua esplosività non sta però in una narrazione ampia, capace di inglobare tutto e tutti, di raccontare il mondo intero. Sta piuttosto in una dimensione piccola, minuta, raccolta in una bolla fatta di poche persone, poche cose, pochi spazi.
L’esplosività di Overlove è un’esplosività intima, perché racconta una storia fatta di piccole decisioni quotidiane che hanno il compito di cambiare la vita per sempre. Il tutto accompagnato da una scrittura inventiva e perfetta per questo microcosmo pugliese dove i luoghi protagonisti sono luoghi abbandonati (una ex-cava di bauxite, un ormai ex-negozio…), simboli di umani che a loro volta si abbandonano…
Overlove è la storia di Anna. Una che era.
Era ricca, ora non più.
Era giovane, ora meno.
Era innamorata, ora…
Ora?
Overlove è la storia di Anna e del suo amore per Carmine, un uomo sposato, con figlia, cantante di successo ma probabilmente mai appagato del tutto. Uno che fa fatica a scegliere per sé. A scegliere davvero, dico.
Overlove è la storia di alcune altre persone che attorno ad Anna gravitano: la madre, il padre-sostituto, i B&B, un autore americano… ma queste persone, sebbene siano a loro volta personaggi capaci di imprimersi a fuoco nella memoria, sono tutti qui per raccontarci di Anna.
Anna che lascia Carmine pur amandolo.
È che il loro amore ha qualcosa che non quadra. È troppo amore. E il troppo amore rischia di annullare se stessi e quello che ci circonda e la visione che abbiamo delle cose.
Ma se invece del troppo amore per un altro, il vero problema fosse lo scarso amore per se stessi?
Continuo a chiedermi quanto Anna si ami.
Anna è una creatura fatta di forza, ma che si trova sempre sul ciglio di un precipizio. O almeno è così che me la immagino. È in una fase di passaggio, e quindi deve imparare a riconoscersi. Perché i fasti del passato sono finiti. Perché la vita continua e ci sono realtà da affrontare, cose da sistemare, sentimenti da decifrare, conti da far quadrare. E forse sta qui la vera storia di Anna, non tanto nell’amare Carmine, ma nell’imparare ad amare se stessa, la nuova se stessa, e il tempo che passa e che trasforma tutto e che toglie alcune certezze per darne altre.
Ecco quindi che il lasciare Carmine diventa nuovo carburante. Una nuova spinta nata da una sottrazione. E se si sottrae qualcosa, il vuoto rimasto verrà pian piano riempito.
Alessandra Minervini ha saputo raccontare qualcosa senza svelarlo davvero, la sua bravura sta nell’aver costruito (magnificamente!) una casa che dobbiamo arredare noi. Perché Anna bisogna capirla, e capire è un po’ riempire i vuoti.
E proprio per questo la storia di Anna diventa una storia adattabile a tutti, un liquido che si adagia nei nostri contenitori vuoti per rimanerci sotto forma di sentimenti e di domande, di ricordi e di tempi e di futuri possibili.