La settimana scorsa vi ho parlato di un libro che raccontava di storie. O meglio, di come le storie potessero essere tutto. Di come le persone stesse siano storie.
Ebbene, leggendo La vedova Van Gogh non ho potuto fare a meno di pensare anche a Istanbul Istanbul perché, cavoli!, la vedova di Theo Van Gogh (fratello del più famoso Vincent) è davvero una storia fattasi donna! Anzi, una Storia fattasi donna.
Lo so, è strano pensarlo ora, ma i contemporanei di Van Gogh non riuscirono davvero a capirlo. Non subito almeno. Non da soli. Anzi, a dirla tutta Van Gogh non riuscì proprio a esporre decentemente il suo lavoro.
Ma chi, oggi, non conosce la Notte Stellata? O i girasoli? O anche solo la sua camera da letto? Quante delle nostre case hanno appese ai loro muri delle riproduzioni di questi lavori?
Eppure… eppure, se non ci fosse stata Johanna, forse non saremmo qui ad ammirare la bellezza di questi colori che re-immaginano (oppure mettono davvero a fuoco?) la realtà.
Il libro di Camilo Sánchez è questo: un dare risalto alla donna che ci ha permesso di conoscere un pittore che, all’epoca, semplicemente non veniva considerato.
Costruito con una tecnica che lo rende a tratti diario personale e a tratti documentario di storia dell’arte, il romanzo trascina il lettore non tanto nella vita del grande artista, sebbene si percepisca la sua poetica e la sua visione, così come la sua ‘pazza’ vita, quanto piuttosto nella forza di una donna che deve lottare per vivere, per far vivere suo figlio, ma anche per compiere un gesto che, in fondo, è grande generosità: farci conoscere un artista unico. Perché è questo che traspare dalle pagine. Quello della signora Van Gogh non è un desiderio speculativo, lei in fondo è già riuscita ad avviare un’attività redditizia. No, lei vuole mostrare al mondo qualcosa. Qualcosa di irripetibile. Vuole fare una sorta di dono, vuole regalare alla gente un modo diverso di vedere le cose. Vuole condividere un artista che sa, perché lei lo sente, è in grado di donare tanto a chi ammira le sue opere.
È anche un romanzo che parla di chi non vuole arrendersi, di chi decide di non subire le difficoltà, ma di superarle con successo.
Johanna si ritrova vedova con un bambino piccolo e senza entrate, eppure riesce a mettere in piedi una locanda di successo e a dare al cognato un posto nella storia. Se non è un inno alla voglia di fare, alla vita vissuta con tenacia e desiderio… allora non saprei proprio come definire questo libro.
L’unico lato negativo è che, una volta chiuso il volume, vorrete andare a vedere dal vero le opere di Van Gogh, vorrete leggere le sue lettere a Theo e vorrete saperne ancora, e ancora, e ancora. Perché, per ricollegarci all’inizio del post, le belle storie sono così, chiamano altre storie.
La vedova Van Gogh
di Camilo Sánchez
Traduzione di Francesca Conte
192 pagine, 16 €, Marcos Y Marcos
Mi incuriosisce molto, è da tempo che cerco di recuperare materiale sulla Van Gogh meno conosciuta, malgrado la sua importanza fondamentale nel processo di “glorificazione” di Vincent. Spero di leggerlo presto 😀
Preciso che è una Van Gogh acquisita eh. E che questo è a tutti gli effetti un romanzo.
Però è davvero bello e fa luce su un personaggio che io davvero non conoscevo e al quale dobbiamo molto. 🙂
Sì, so che è la moglie di Theo, ho visto un documentario su di lei qualche tempo fa. Tuttavia è pazzesco che si ricordi così tanto Theo come fondamentale nella promozione di Vincent (quando alla fine è più importante come corrispondente e caro dell’artista, più che come suo agente) e del lavoro della sua vedova quasi non si parli.
Ti do ragionissima. Alla fine, almeno da quel che si ricava dal romanzo, ha fatto praticamente tutto lei.
L’ho comprato proprio due giorni fa: non resistevo più a vedermelo in wish-list, dovevo averlo, sia da appassionata lettrice che da ammiratrice delle opere di Van Gogh!
Hai fatto benissimo! A me è molto piaciuto.