L’amicizia è un cane

L’amicizia è un accettarsi, non una sottomissione.
Non è un dare sempre ragione, un dare sempre abbracci, coccole, carezze, rassicurazioni. L’amicizia è più un condividere. Un esserci.

Questo è quello che mostra, con estrema dolcezza e molta ironia, Claire e Malù.

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Claire e Malù segue i preparativi della prima per il suo compleanno. Preparativi che durano un mese e che sono carichi di gioie e preoccupazioni e desideri, com’è giusto che sia quando si è ragazzini.

Inseguendo la festa di compleanno perfetta, però, Claire e la sua cagnolina Malù ci fanno conoscere le persone che stanno loro intorno: la mamma, il vicino e le amiche.
Sono personaggi, questi, che si dimostrano fin da subito molto diversi rispetto alla protagonista del fumetto (un tipetto tutto energia e sorrisi), e il bello è proprio questo. Sebbene possano scoppiare piccoli bisticci e qualche arrabbiatura, e sebbene Claire possa minacciare di non invitare nessuno al compleanno, alla fine tutti quelli che per lei contano qualcosa saranno presenti.
Perché si vogliono bene.
E poco importa se le barzellette che uno racconta non fanno ridere, se qualcuna si veste come una principessa o se qualcun’altra è un maschiaccio. Quello che conta è che si sia amici, e che gli amici possono (anzi devono) farti aprire gli occhi. Anche se aprirli potrebbe farti male. Anche se un suggerimento potrebbe farti arrabbiare.
In un certo senso, l’amicizia è una sfida ad accettare gli altri, ma soprattutto se stessi visti dagli altri.
È questa la grande lezione del fumetto.

E la parte che ho trovato più interessante è forse il fatto che Malù sia così protagonista della storia. Non solo perché, indubbiamente, serve per esprimere l’amore per gli animali. Ma anche, e soprattutto, perché Malù simboleggia l’amico in maniera perfetta. Il suo essere un cane risulta una metafora perfetta per l’amico in generale che, per forza di cose, è altro da te, e questo essere altro comporta avere pensieri diversi e opinioni diverse (opinioni che, tra l’altro, Malù esprime con grande ironia, almeno nei suoi pensieri).
Ecco allora che l’amicizia bambina-cane diventa simbolo di qualsiasi amicizia, perché l’amicizia è starsi vicini anche se non sempre ci si capisce alla perfezione.

Un fumetto da leggere fin che si è bambini, dagli otto anni in poi, ma che sa far sorridere anche chi, come me, ha qualche anno in più.

Meraviglia e spavento oltre il muro

Amo molto i disegni di Tony Sandoval. Sono bellissimi e grotteschi allo stesso tempo, in grado di suscitare fascino e desiderio, ma anche una sensazione simile alla paura (a volte), proprio come l’età che questo artista preferisce raccontare, ossia tutto quel periodo di intersezione/cambiamento/evoluzione che è la pre-adolescenza e l’adolescenza stessa.

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Oltre il muro è una collaborazione di Sandoval con Pierre Paquet, che qui scrive la sceneggiatura, e che ha come protagonista un ragazzino in fase di ‘transizione’, appunto.
A dire il vero, l’adolescenza non è il perno centrale su cui ruota tutta la storia (si scoprirà solo alla fine la causa del tutto), ma è indubbio che questa avventura, vissuta in questo modo preciso, è frutto di un’adolescenza imminente.

Se Pepe fosse stato più piccolo, o più grande, avrebbe affrontato tutto alla stessa maniera? Io non credo.

In questo mondo soglia tra fanciullezza ed età adulta si mescolano sentimenti e pensieri appartenenti ad entrambe le età, ed ecco quindi che una situazione dolorosa da il via non a un’avventura vera e propria, ma a un incubo popolato da mostri che inseguono, che vogliono divorare, sbranare, ma anche a prati pieni di fiori e belle ragazze,  amore ma anche da dolore.

Devi arrenderti all’evidenza… sei solo al mondo.

È l’età, questa, in cui si scoprono cose: la solitudine, la responsabilità, le conseguenze delle proprie azioni che, per la prima volta, devono essere affrontate da te.
E ogni volta che si abbatte un muro e lo si supera, ecco una nuova sensazione! Qualcosa che prima non si era provato e che ci fa sempre più male. Ma anche più bene.

Quando sei bambino, c’è una specie di magia che ti da l’illusione di sapere tutto… ma questa arroganza può presto trasformarsi in un colpo di pugnale al cuore.

La grande avventura di crescere è una sorta di apprendistato, uno stage, dove tutto quello che ti è stato detto prende forma. Ora puoi toccare la realtà con mano. E ti scotti. Inevitabilmente.
Ma l’importante è capire che, a vole, quello che sembra un male magari non lo è. non del tutto.
A questo proposito trovo meravigliose le pagine dedicate all’uomo che vive in un prato fiorito, circondato da fate dei fiori: quando è triste piange, e le sue lacrime fanno crescere i fiori. Ma se è felice non c’è più acqua, i fiori muoiono e le fate, unica compagnia dell’uomo, scompaiono. Credo sia una visione estremamente forte e importante.

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E poi, con l’adolescenza si incomincia a capire che il tempo avanza inesorabile, senza mai fermarsi, senza concederti una pausa. Quello che è successo… è successo. Bisogna solo capire come affrontarlo al meglio, e per capirlo bisogna riuscire ad affrontare i propri incubi.

Sono diventato un uomo senza volerlo.

 

Oltre il muro
di Pierre Paquet e Tony Sandoval
Traduzione di Stefano Andrea Cresti
Tunué, 96 pagine, 14,90 €

L’appartamento

Si diventa grandi quando i ricordi iniziano a farsi pesanti.
Ecco quello che mi viene da dire una volta conclusa la lettura de L’appartamento.

E tutti quelli che sono diventati grandi hanno ricordi pesanti.

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Quella scritta da Capello è una storia semplice. Breve. Delicata.
Ed è una storia vera. Vera nel senso che a un certo punto io non ho potuto fare a meno di pensare: “Cavoli! È proprio così!”

Racconta di un neo agente immobiliare che ha alle spalle un matrimonio finito, e di un signore più anziano interessato a un appartamento per il figlio che si sta per sposare. Due storie che si incontrano e in qualche modo si abbracciano.
Piano.
Due vissuti, due passati molto diversi, ma entrambi pesanti. Entrambi carichi di strascichi, di pensieri che rincorrono tutt’ora i due protagonisti.

È, in un certo senso, un racconto di formazione, perché va a sancire una sorta di passaggio tra l’essere ragazzi e il diventare adulti, ma adulti davvero, non anagraficamente. E al di là della conclusione dalle reminiscenze anche storiche, a colpirmi è stato proprio questo passaggio che ha le sue fondamenta nei ricordi, e nel peso che questi ricordi comportano, e nelle pulsioni che il passato scatena.
Perché non importa cosa tu abbia combinato. Non importa che tu abbia vissuto una vita nella norma o una vita eccezionale. Comunque sia, quando incomincerai a diventare grande davvero, quel passato ti verrà a tormentare. Le scelte fatte ti verranno a cercare e si insinueranno nel tuo cuore sotto forma di dubbi, di ripensamenti, di lamenti, di sbagli.

Si diventa grandi quando si capisce di avere un passato. Un passato che non sarà mai più leggero.